Restauratori Senza Frontiere

Beni culturali, «urgono nuove assunzioni» – Giuseppe Proietti replica a “Il Manifesto”

Pubblicando l’articolo che riportiamo qui di seguito, “Il Manifesto” prende atto della replica che Giuseppe Proietti pone all’articolo pubblicato sia in versione cartacea che on line, sullo stesso giornale il 3 settembre scorso, dal titolo “Bell’Italia Brutti affari”. Il giorno 4 settembre “Il Manifesto”decide di rimuovere quell’articolo dalla testata on line, per correttezza di comunicazione anche RSF Italia rimuove quel testo dal proprio sito e dalla pagina Facebook.


Di Adriana Pollice – da “Il Manifesto” del 08 settembre 2015

Tivoli . Il sindaco, Proietti, smentisce suo ruolo negli appalti

«Le Soprin­ten­denze e gli Isti­tuti di restauro sono eccel­lenze ita­liane, godono di gran­dis­simo pre­sti­gio all’estero ma sono sem­pre più in sof­fe­renza per la carenza di per­so­nale. Biso­gne­rebbe inter­ve­nire urgen­te­mente con nuove assun­zioni», spiega Giu­seppe Pro­ietti, che è stato segre­ta­rio gene­rale del mini­stero dei Beni cul­tu­rali, soprin­ten­dente alle Anti­chità di Roma e soprin­ten­dente ad inte­rim alle Anti­chità di Pom­pei. Nel 2010 è andato in pen­sione, attual­mente è sin­daco di Tivoli e ammi­ni­stra­tore dell’Ales spa, società in house del Mibac. «Sei anni fa – pro­se­gue — i dipen­denti del mini­stero erano circa 22mila, oggi sono circa 17mila; gli archi­tetti, gli inge­gneri, i restau­ra­tori e gli sto­rici dell’arte hanno un’età media supe­riore ai 50 anni e sono circa 1.300, una cifra troppo bassa che è desti­nata a calare con i nuovi pen­sio­na­menti. Così, se è pos­si­bile rim­piaz­zare solo il 20% di chi va via per rag­giunti limiti di età, allora sarebbe meglio pun­tare soprat­tutto sui ruoli tecnici».

Capi­tolo appalti: il ricorso a ditte esterne nei Beni cul­tu­rali non è una novità degli ultimi anni, ma una pra­tica uti­liz­zata anche in pas­sato. Sicu­ra­mente però è neces­sa­rio ripen­sare gli stru­menti di sele­zioni delle società: «Il cri­te­rio del mas­simo ribasso – spiega Pro­ietti – venne intro­dotto nella pub­blica ammi­ni­stra­zione per assi­cu­rare la tra­spa­renza della sele­zione nei bandi. In un set­tore deli­cato come il nostro pro­ba­bil­mente non è adatto. Nell’attribuzione dei pun­teggi si dovrebbe dare impor­tanza all’esperienza acqui­sita sul campo non solo dal diret­tore tec­nico, una figura che può essere reclu­tata da qual­siasi ditta, ma da tutti i pro­fes­sio­ni­sti impie­gati nei lavori».

Pro­ietti spe­ci­fica di non aver mai lavo­rato a Villa Adriana a Tivoli né avere mai avuto un ruolo negli appalti del Grande Pro­getto Pom­pei e «nep­pure ho mai avuto alcun rap­porto con le vicende che riguar­dano le ditte esterne inca­ri­cate dei lavori nei due siti archeo­lo­gici». Ha invece lavo­rato molto all’estero, attra­verso accordi tra governi, e al patri­mo­nio Une­sco ita­liano: «Il nostro Paese ha il mag­gior numero di siti patri­mo­nio dell’umanità, sono 51, die­tro di noi c’è la Cina, lavo­rare alla con­ser­va­zione è un impe­gno impor­tante. I bandi di solito ven­gono vinti da imprese di grandi dimen­sioni che si occu­pano soprat­tutto del costruito. La legge vieta il fra­zio­na­mento degli appalti, poi­ché potrebbe essere un espe­diente per com­met­tere ille­citi. Così spesso la stessa impresa si occupa anche degli appa­rati mar­mo­rei, stuc­chi, dipinti a parete. Per que­sto è neces­sa­rio valu­tare i cur­ri­cula di tutti i pro­fes­sio­ni­sti coin­volti. E poi biso­gna miglio­rare anche il per­so­nale addetto all’accoglienza, meglio assu­merlo all’esterno tra lau­reati che cono­scano le lin­gue straniere».

Adriana Pollice

Vai all’articolo su “Il Manifesto”

Exit mobile version