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Cucciolla: “Scempi a Bari vecchia, la soprintendenza non ha vigilato”

Da “La Repubblica” – 29 agosto 2014

Di Francesca Russi

L’architetto e docente universitario: “Siamo arrivati a quota 30, associazioni e comitati che hanno aderito alla battaglia. Per la valorizzazione dobbiamo alleggerire il traffico”

CI SONO il professore e l’operaio, l’impiegato e lo studente, il bancario e l’architetto. Livelli di istruzione differenti, linguaggi diversi e formazione politica eterogenea. Li accomuna l’obiettivo: la difesa del bene comune. L’assai variegato comitato che si è riunito attorno alla battaglia contro la realizzazione dell’ecomostro in miniatura sul lungomare di Bari vecchia è pronto a riappropriarsi della città e a dire la sua sullo sviluppo urbanistico. Materia assai tecnica che non spaventa però i cittadini. Ne è convinto l’architetto Arturo Cucciolla, vera e propria memoria storica dell’urbanistica barese e tra i componenti del comitato per il Parco del castello.

Siete arrivati a quota 30, associazioni e comitati che hanno aderito alla battaglia contro la sede del Genio civile sul lungomare. Siete partiti da una palazzina ma ora parlate di un’idea di città.
“Un comitato che mette insieme un numero così cospicuo ed eterogeneo di associazioni dimostra che siamo in una fase nuova. I cittadini singoli e organizzati, esperti e non esperti, si vanno convincendo comunemente che il paesaggio, i beni culturali, l’ambiente sono non demanio dello Stato, ma proprietà del popolo e lo Stato amministra questa proprietà”.

È la prima volta che c’è un dibattito così ampio su questioni urbanistiche?
“Con questa quantità e questa qualità è davvero una delle prime volte. Prima i dibattiti di ottimo livello erano specialistici, fatti da addetti ai lavori. Ora si muovono un po’ tutti. E intravedo una novità: una sensibilità particolare mostrata da pezzi dell’amministrazione nella collaborazione con i cittadini”.

In passato c’era un atteggiamento differente?
“Nei decenni passati decidevano solo gli addetti ai lavori. Ci sono state anche scelte importanti come aver utilizzato i fondi europei per intervenire a Bari vecchia. Piazza del Ferrarese, piazza Mercantile e la muraglia pedonalizzate e sistemate hanno costituito una nuova centralità nella città in un luogo che prima era amato genericamente per l’antichità, ma era un parcheggio al servizio del murattiano”.

Eppure è solo un’area del centro storico.
“Non è assolutamente completata la riqualificazione. Bello che piazza del Ferrarese sia stata pedonalizzata e lastricata, ma brutti una paninoteca dietro l’altro e nessun equilibrio diretto da un’intelligenza che favorisse il mantenimento dell’artigianato, indicando una strada molto sciatta all’uso del centro storico che si cominciava a risanare, un po’ troppo luna park gastronomico. Il programma Urban non è stato governato, bisogna correggere questo aspetto”.

Che cos’altro bisognerebbe fare?
“Intervenire nella zona nord di Santa scolastica e in nella zona ovest del castello liberandolo dalle auto. Ma c’è una grande questione di tipo culturale che mi assilla più di tutto. A piazza del Ferrarese abbiamo rotto con quella che era l’idea dominante e aggressiva degli anni ’50-’60 che trascurava il carattere e le esigenze di Bari vecchia: il grattacielo di Motta era l’avvio di un progetto dettagliato che preve- deva identici grattacieli in tutta la zona e il Margherita demolito”.

Intanto però alcune aree sono state compromesse: attorno al castello svevo si è costruito, tant’è che ora per la Sovrintendenza non è un problema una nuovo edificio.
“Tutto parte dal grande affronto fatto a Bari vecchia che è stato l’allontanamento dell’acqua del mare dalle sue mura, operazione fatta negli anni ’30 da Di Crollalanza che, per collegare i due lungomari dal Margherita al Castello, aggirò Bari vecchia con una strada a quattro corsie. La Sovrintendenza allora tentò di impedire l’autostrada a Bari vecchia e appose il vincolo, ma c’era il fascismo e si fece lo stesso. Ora però la Sovrintendenza dovrebbe spiegare perché quel vincolo è stato perso? Dove erano dal 1930 in poi quando venivano presentati progetti e si costruiva in quest’area sottoposta a vincolo sulla costa? Negli anni ’50-’60-’70? Sogno che la Sovrintendenza riprende quella battaglia che negli anni ’30 in un clima di autoritarismo perse, ma oggi può vincere con l’aiuto dei cittadini. Ne va di mezzo la democrazia”.

Quindi?
“Per la valorizzazione di Bari vecchia – è chiaro che non possiamo più portare l’acqua sotto le mura – dobbiamo alleggerire il traffico e arroccare all’interno tutti i trasferimenti della costa per recuperare il rapporto città mare. Un grande parco che faccia riemergere le mura sotto l’asfalto, passeggiare nel fossato e giocare i bambini nel verde, pubblico”.


 

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