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Giovanni Urbani, restauratore di idee. Montanari: «Parlava della corsa allo spazio»

Di Salvatore Giannella – dal Corriere della Sera 26 settembre 2014

Caro Montanari *, sto leggendo ai miei nipoti le tue belle storie dell’arte per i ragazzi. Se a loro dovessi indicare un modello di riferimento per il futuro dei beni culturali italiani, quale nome indicheresti? «Giovanni Urbani, maestro del restauro, direttore dell’Istituto centrale del restauro dal 1973 all’83. Ha sostenuto per una vita che la conservazione del patrimonio artistico non doveva essere basata sul restauro fatto dopo il danno, ma che ci poneva una sfda scientifca e amministrativa. Diceva che il miglior restauro è quello che non si fa, era la conservazione programmata. E che il nostro patrimonio era la nostra corsa allo spazio: così come l’America aveva impegnato i migliori cervelli per la conquista della Luna, noi avevamo davanti con Pompei & C. l’occasione di sviluppare tecnologie utili anche di altre imprese. Non convinse i vertici del ministero e così si dimise. Continuò a essere maestro da privato e molti suoi allievi hanno fatto cose egregie per l’Italia: uno su tutti, Pasquale Rotondi, il salvatore di migliaia di opere d’arte durante la Seconda guerra mondiale».

Rotondi lo conosco bene. Sia Urbani che Rotondi parlavano di una rivoluzione fatta da mille persone capaci di combinare cultura e competenza, responsabilità e senso del dovere. «Purtroppo l’Italia si affda ai singoli, e così non cambia il sistema. Prendiamo il capitolo dei musei. Hanno problemi enormi di bilancio, lo Stato ha dimezzato le loro entrate (nel 2008, con Bondi e Tremonti, il bilancio è stato ridotto del 50%, era di 3 miliardi di euro, è passato a 1,5 miliardi); la spesa per il patrimonio culturale in Italia è l’1,1% della spesa pubblica, la metà della media europea. Una delle voci delle spese dei musei è l’energia elettrica e il gas. Possibile che lo Stato non sia riuscito a far passare il principio che, ai musei e agli istituti no proft di cultura pubblici, l’energia e il gas vengono dati gratis o a prezzi vantaggiosi?».

Come non ha senso l’Iva dovuta agli aiuti: prendiamo la scuola di Cavezzo, in Emilia, il paese colpito dal sisma di due anni fa. Qui, la sottoscrizione dei lettori del Corriere e del Tg La7 ha raccolto quasi tre milioni di euro e sono stati realizzati aule, palestra, l’orto didattico. Qui lo Stato chiede una tassa di 300 mila euro. «Questa vicenda è preziosa perché ci apre gli occhi su quei problemi che Urbani ha combattuto. Ma noi stavolta non vogliamo farci sconfggere. Uno Stato che tassa i mecenati è uno Stato che tradisce due volte se stesso: 1° non fa quello che dovrebbe; 2° rende più diffcile che lo faccia un altro al suo posto. Qui non possiamo seguire le orme di Urbani, cioè dimetterci. Riusciremo a togliere l’Iva alle donazioni? Questa è la sfda vera. Se il ministro Franceschini lo farà, lo spirito di Urbani sarà tornato ad abitare al ministero dei Beni culturali».

* Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna all’Università “Federico II” di Napoli. Giovanni Urbani (1925-1994) è stato un critico d’arte italiano

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Nella Foto – Giovanni Urbani in compagnia di Cesare Brandi

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