«Gli appalti per Pompei vinti sempre dagli stessi» Un documento denuncia

La relazione del direttore ricostruisce gli intrecci tra le aziende che si dividono i lavori.
Di Fiorenza Sarzanini – dal Corriere della Sera, 13 ottobre 2014
ROMA C’è un gruppo di imprese che continua a spartirsi gli appalti per i restauri di Pompei. Ditte che in passato si erano aggiudicate alcuni lavori ed evidentemente continuano a godere di una corsia privilegiata, soprattutto potendo contare su una conoscenza delle procedure e dei luoghi che consente loro di presentare offerte al massimo ribasso. La denuncia è contenuta nella relazione trasmessa dal direttore generale del «Grande Progetto» al prefetto di Napoli.
Nessun reato viene contestato, ma il generale Giovanni Nistri – alto ufficiale dei carabinieri nominato nel dicembre 2013 dall’allora ministro Massimo Bray proprio per evitare commissariamenti e gestire in maniera nuova l’emergenza – sottolinea come «relativamente al contributo all’attuazione al protocollo di legalità, si è ritenuto opportuno ricapitolare la situazione delle aggiudicazioni definitive» stabilite dalle commissioni. Anche per verificare se – al di là delle certificazioni rilasciate – ci siano motivi per valutare l’opportunità di mantenere nell’elenco alcune ditte. E tenendo conto che nei mesi scorsi pure la Guardia di Finanza ha avviato accertamenti su delega della Procura di Torre Annunziata. Non a caso Nistri e il suo staff avevano predisposto un elenco di aziende di tutta Italia che avrebbero potuto ottenere alcuni incarichi, ma il “suggerimento” è rimasto inascoltato.
Le quattordici gare
Nel dossier si parte dal 31 gennaio 2013 con i lavori nella «Casa del Criptoportico» e nella «Casa dei Dioscuri» fino all’affidamento di un’indagine per la «mitigazione del rischio idrogeologico». In tutto quattordici gare per un valore complessivo che supera i 25 milioni di euro. Gli appalti più remunerativi sono quelli assegnati il 25 marzo scorso per i «Lavori di messa in sicurezza del Regio VIII» rispettivamente da 5 milioni e mezzo e da sei milioni e 200mila euro entrambi al «Raggruppamento Temporaneo di Imprese-Rti» formato da «Samoa Restauri srl» e «Atramentum srl».
Appena un mese prima un altro incarico, da quasi 4 milioni di euro, era stato affidato a un altro Rti composto dalla «Perillo Costruzioni Generali» e «Atramentum srl». Altrettanto interessanti appaiono gli interventi di messa in sicurezza per i terreni demaniali (oltre 2 milioni di euro) e per gli «apparati decorativi della casa di Paquio» (1 milione e 300mila).
Gli appalti multipli
La «Perillo Costruzioni» si è aggiudicata quattro gare da sola e una in consorzio. Due appalti sono andati alla “Forte costruzioni e restauri”, mentre la “Ccc – Consorzio cooperativo costruzioni” ne ha avuto uno. Ma a colpire sono soprattutto gli intrecci tra le varie ditte.
Scrive Nistri nella relazione: «Le società “Forte” e “Samoa” risultano far parte del medesimo consorzio “Research consorzio stabile società consortile arl” con sede a Napoli fondato nel 2005 dal geometra Francesco Vorro (fino al 2011 amministratore e direttore tecnico della “Tecno Domus Restauri”) e Anna Maria Caccavo (denunciata nel febbraio 2013 per il reato di truffa con riferimento ai lavori di restauro e allestimento scenico del Teatro Grande), già amministratore e legale rappresentante della “Caccavo srl”. Quest’ultima società ha conferito un ramo d’azienda alla “Samoa restauri”. La perizia di stima fu redatta da Giovanni Savalle, rappresentante legale della “Mediterranea spa”».