«Manca un registro di tutti i beni e dei criteri condivisi per il prestito delle opere d’arte»
In merito alla vexata quaestio del trasporto dei Bronzi di Riace all’Expo di Milano, non vorrei si ricavasse l’impressione che il parere negativo si debba al non aver voluto la Commissione prendersi la responsabilità di quel viaggio. Perché i Bronzi, a mio parere (ma non solo), sono trasportabilissimi. Ne è da ultimo prova la statua policroma di marmo dell’Augusto di Prima Porta, pesante circa una tonnellata e colma di vecchie fratture, quindi un’opera ben più fragile dei Bronzi che però, grazie alle nuove tecniche di imballaggio realizzate in team da Enea e Musei Vaticani, è stata mandata qualche mese fa da Roma a Parigi, andata e ritorno, senza riportare danno alcuno.
Il mio no è invece venuto da due ragioni. Una, l’impossibilità di superare il quesito posto dal ministero, che le statue potessero essere mosse «senza pregiudizio alcuno», cosa impossibile da sottoscrivere in tutta sicurezza. Seconda ragione, che restauro e tutela hanno assunto in Italia un tale ritardo culturale da sconsigliare una qualsiasi azione fuori dal piccolo trantràn burocratico delle Soprintendenze. Basti che, in Commissione, per non mandare i Bronzi a Milano si è addirittura invocata la Costituzione. Cosa serissima la Carta. Spesso però dimenticando, i suoi fautori, che se all’articolo 9 essa prescrive di tutelare il patrimonio artistico, subito dopo afferma la necessità di promuovere la ricerca scientifica. Una rimozione dovuta al credere di molti che la ricerca storico-artistica delle Soprintendenze sia appunto la vera e sola «Ricerca».
Quasi questa non avesse invece segnato il proprio fallimento con l’essere, dopo un secolo e oltre di studi, ancora lontanissima dall’aver concluso la redazione del catalogo del patrimonio artistico del Paese. Evidentemente ritenendo, fautori della Carta e Soprintendenze, che sia possibile far tutela senza esattamente sapere quale sia il numero delle opere da conservare, dove queste si trovino e quali ne siano i materiali costitutivi. Quindi proseguendo imperterrite il proprio lavoro, ancora le Soprintendenze, senza mai essersi rese conto che il tema della tutela è nel frattempo divenuto quello della conservazione del patrimonio artistico in rapporto all’ambiente, quindi della ricerca scientifica necessaria all’attuazione di questa nuova e sempre più urgente azione di salvaguardia. Dove proprio all’assenza d’un razionale e coerente atteggiamento scientifico di tutela si deve, ad esempio, il fatto incredibile ma vero che in un Paese come il nostro, dove le richieste di prestiti di opere d’arte sono da sempre continue, ancora non esiste un protocollo cui far riferimento per lo spostamento delle opere. Così da evitare che nello stesso momento in cui noi facciamo il viso feroce e non mandiamo i ben solidi Bronzi a Milano, senza batter ciglio si spedisce a New York il fragilissimo dipinto su tavola del Parmigianino La schiava turca per esporlo alla Frick Collection.
Bruno Zanardi (Parma, 1948) è un restauratore e storico dell’arte