Al convegno internazionale dell’AIC (American Institute for Conservation of Historic and Artistic Works), tenutosi a Montreal tra il 13 e il 17 maggio 2016 in coordinamento con il CAC (Canadian Association for Conservation), a 50 anni dall’alluvione di Firenze, sono state autorevolmente discusse le gravi problematiche legate all’emergenza e all’imprevedibile nell’ambito della conservazione dei beni culturali, delineando gli attuali confini dell’impegno sostenibile, che in molti paesi si cerca attivamente di allargare (http://www.conservation-us.org/annual-meeting#.VzzptWNTFsY).
E’ necessario attrezzarsi contro fatti e fenomeni straordinari, ormai diventati ricorrenti e presenti nella quotidianità di ognuno di noi, attraverso i notiziari che si affollano tra network televisivi, testate on-line o su carta stampata: notizie drammatiche o, peggio, tragicamente ineluttabili scuotono le nostre coscienze e opprimono i nostri affaticati sentimenti.
Le emergenze nei confronti dei beni culturali sono ormai tra il novero delle brutte notizie quotidiane e richiedono attenzione e programmazione sempre più urgente e complessa, riferita sia al cambiamento climatico, sia a eventi naturali o ad atti terroristici.
Prepararsi all’emergenza è un compito complesso e delicato, un lavoro immane, che si tratti dell’11 settembre, dell’esondazione dell’Alberta o del terremoto in Nepal.
Quanto costa fronteggiare l’emergenza e prevedere gli eventi catastrofici? E quanto costa, invece, la perdita materiale inaspettata di parti irripetibili del nostro patrimonio storico-artistico e, più in generale, del patrimonio culturale, anche di tipo immateriale?
Il grande fermento in atto riguardo a come fronteggiare i disastri e alla valutazione dei rischi legati a inondazioni, terremoti, tsunami, tornado, uragani e a tutti gli eventi naturali o antropici, come guerre o mutamenti climatici indotti dalle attività umane, è evidente se si considerano il gran numero di partecipanti al convegno (più di 1300 iscritti) e l’impressionante quantità di relatori (334), dei quali è possibile leggere gli abstract degli interventi sul sito dell’AIC (http://www.conservation-us.org/annual-meeting/meeting-schedule#.Vzzq1mNTFsY) o scaricando la bellissima applicazione per tablet e cellulari elaborata per il convegno (AppStore: AIC-CAC 2016)
Essere presenti a questo evento di forte risonanza internazionale e di importanza cruciale per la diffusione e l’approfondimento dei criteri della prevenzione e delle scienze applicate alla conservazione e al restauro, è stata un’importante occasione per dare il nostro piccolo contributo alla proposta italiana di istituire una task force a difesa del patrimonio culturale mondiale, approvata dal Consiglio esecutivo dell’UNESCO lo scorso 18 novembre 2015. RSF ha portato la testimonianza dell’impegno che l’Associazione dimostra, attraverso i soci e la disponibilità degli iscritti a cooperare in situazioni di crisi e di emergenza in Italia e all’estero, in un momento molto delicato per il pianeta e di fondamentale importanza per la protezione del patrimonio culturale mondiale.
Restauratori Senza Frontiere Italia agisce da decenni, attraverso quei volontari divenuti poi suoi soci ed iscritti, nel campo della salvaguardia beni culturali, anche in situazioni di emergenza. Molti di loro hanno lavorato in molti paesi prima della costituzione di RSF e attualmente continuano a operare in aree colpite da calamità naturali. La mobilitazione in situazioni di emergenza dei professionisti della conservazione del patrimonio artistico e culturale confluiti nella nostra associazione si attua sia a livello nazionale che internazionale.
Coloro che oggi sono nostri associati hanno lavorato per mitigare i danni nei disastri naturali più gravi in Italia, in Bosnia, a Mostar subito dopo la guerra, e, infine, in Angola, sviluppando sistemi, materiali e metodologie di intervento studiati appositamente per le condizioni di emergenza. Quel lavoro, dopo il devastante terremoto del 2009 a L’Aquila, è stato portato come un esempio dei sistemi che possono essere applicati.
Gli interventi adottati a L’Aquila possono essere divisi in due tipi. Il primo riguarda il recupero delle opere d’arte mobili, che ha richiesto una particolare attenzione perché le opere, in molti casi, lasciavano per la prima volta i loro luoghi di origine. Le autorità dell’Aquila hanno disposto il trasferimento di circa 8.000 opere d’arte.
Il secondo tipo di intervento è legato alla sicurezza degli edifici, perché spesso si rende necessario l’accesso dei restauratori all’interno di immobili danneggiati, in situazioni di instabilità. Le unità di soccorso sono pertanto esposte a gravi rischi e per questo motivo sono state costruite speciali attrezzature per la protezione degli operatori. Sono stati realizzati 1.800 sopralluoghi in immobili del patrimonio architettonico monumentale dell’Aquila, scelti in base alla loro importanza storica o per la necessità di garantire la sicurezza in aree che sarebbero state utilizzate per il transito delle unità di soccorso.
Gli interventi sul campo a L’Aquila sono durati circa un anno. Nonostante l’esperienza acquisita in Abruzzo, come nelle precedenti occasioni di emergenza straordinaria nelle Marche o in Umbria, RSF è consapevole che la competenza degli operatori nella gestione dei disastri è ancora limitata. Purtroppo il tipo di formazione specialistica necessaria è completamente assente nel mondo formativo della conservazione e del restauro.
Al convegno di Montreal, Emergency! Preparing for Disasters and Confronting the Unexpected in Conservation, è stata illustrata la nostra proposta per la creazione di una task force internazionale, che lavori per sviluppare un protocollo unico di intervento nelle situazioni di emergenza sul patrimonio artistico, purtroppo oggetto, oltre che di calamità naturali, anche di atti di terrorismo, come la storia ci ha recentemente mostrato. Restauratori Senza Frontiere è fortemente determinate a collaborare con i cosiddetti Caschi Blu della Cultura, attraverso l’International Training and Research Center of Economies of Culture and World Heritage, l’organizzazione che agisce sotto l’egida del Unite4Heritage: come afferma Irina Bokova, Direttore generale dell’UNESCO, il movimento globale è promosso “in risposta ai recenti attacchi senza precedenti al patrimonio culturale”. A tale riguardo il Presidente di RSF ha incontrato il Sindaco di Torino Piero Fassino, fondatore del centro di addestramento dei Caschi Blu delle Cultura, con sede nel capoluogo piemontese per valutare i termini di una possibile collaborazione.