RSF ha chiesto al Ministro Bonisoli quali strumenti intende mettere a punto il MIBAC per conseguire la tutela del Patrimonio Culturale, garantendo contestualmente la sopravvivenza alle categorie superspecialistiche preposte al grave compito interdisciplinare della conservazione e del restauro. Marina Maugeri, che ha rappresentato RSF all’evento, ci racconta cosa ha risposto il Ministro. In fondo all’articolo il link al testo integrale della domanda
Un patrimonio immenso di saperi che può rilanciare una nazione. Questo in sintesi il messaggio emerso nel corso della serata il “Bello dell’Italia”, ultima tappa di una grande inchiesta condotta dal Corriere della Sera, in giro per varie città italiane, che lo scorso 12 novembre ha richiamato un vasto pubblico nella storica sede del Corriere della Sera in Via Solferino a Milano.
Protagonista della serata, il Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli in un confronto aperto con gli operatori culturali, che come sonde preziose conoscono a fondo i problemi che affliggono il patrimonio storico e artistico perché se ne prendono cura quotidianamente.
Intervistato in apertura dal giornalista Paolo Conti, firma del Corriere ed esperto di questi temi, il ministro ha scandagliato lo stato di salute del sistema beni culturali e ha esposto idee e impressioni di questi primi mesi di Dicastero, parlando dell’unicità di un patrimonio sconfinato che presenta un concetto stesso di bene culturale che si allarga nei suoi diversi aspetti per contenere, non solo quanto è stato prodotto nel passato, ma anche le esperienze più attuali come il made in Italy, dove riecheggia qualcosa della bellezza ereditata, o l’arte contemporanea, cui il ministro intende assicurare spazi adeguati per difenderne l’identità e la libertà creativa.
Bonisoli ha lamentato la carenza di organici nella pubblica amministrazione e la necessità di un ricambio generazionale che preveda l’innalzamento del livello di qualificazione degli addetti alla custodia dei musei, annunciando fra l’altro anche lo sblocco delle assunzioni dei restauratori con la pubblicazione della graduatoria degli idonei del concorso, ferma da due anni, e anche la dirittura di arrivo dei criteri minimi per la valorizzazione delle biblioteche di prossimità, veri punti di aggregazione culturale e sociale che possono riqualificare la vita nelle periferie urbane.
Ma il momento centrale dell’evento si è condensato nel dialogo, moderato dalla brava giornalista Roberta Scorranese, fra Bonisoli e i rappresentanti delle associazioni degli operatori culturali, i quali hanno incalzato il ministro con le loro domande per chiedere una diversa sensibilità politica nei confronti di preziosi saperi che costituiscono la spina dorsale del sistema della tutela dei beni culturali, ma scontano l’inadeguatezza istituzionale che espone gli operatori a un modus operandi opaco per mancanza di regole chiare, oppure perché le regole ci sono ma vengono disattese, o ancora per carenza di controlli, con esiti che assecondano logiche di mercato in aperto contrasto con i compiti costituzionali della tutela. Emblematica, a questo proposito, la situazione degli archeologi che attendono l’attuazione della legge 110/2014 con l’emanazione di elenchi professionali che garantirebbero loro un equo compenso per i lavori svolti, oppure la posizione dei bibliotecari le cui mansioni sono svilite da esternalizzazioni a ribasso che non tutelano né i professionisti, né i cittadini fruitori delle biblioteche.
Nel suo intervento, Restauratori Senza Frontiere-Italia ha focalizzato l’attenzione sulla delicata situazione delle imprese di restauro, un’eccellenza dell’Italia nel mondo e anche l’unico reale punto di riferimento per la conservazione dei manufatti artistici e delle superfici decorate dell’architettura, che si trovano a fronteggiare un libero mercato pensato per ambiti diversi, come l’edilizia. L’Associazione ha pertanto chiesto al ministro Bonisoli maggiori tutele per questo fragile tessuto di imprese e per la categoria dei restauratori di beni culturali, lamentando l’impari concorrenza che oppone la qualità e l’elevata competenza delle micro, piccole e medie imprese di restauro alla capacità economica della grande impresa, denunciando anche la logica dei metodi di gara al massimo ribasso e dei grandi appalti che accorpano più lotti in unico bando a tutto vantaggio delle imprese generaliste che tagliano di fatto fuori le imprese di restauro specialistico dai lavori di loro stessa competenza.
Nella sua risposta il Ministro ha spiegato, fuori da ogni tecnicismo, che occorrerà trovare il modo di “disaccoppiare” categorie che solo in apparenza possono coesistere, perché “un conto è fare un lavoro in situazioni che sono la norma, un conto è occuparsi di qualcosa dove c’è bisogno di un’attenzione e professionalità straordinarie”. Ha poi sottolineato come vi sia “un impatto molto spesso anche fisico e viscerale fra la persona” che restaura e l’opera d’arte, ma che “questo aspetto probabilmente non regge la scala dei grandi interventi”. Bonisoli ha anche confermato l’intenzione del governo di procedere alla revisione del Codice degli Appalti, riconoscendo che, “per come è oggi strutturato, è come se facilitasse la grande azienda, dove questo tipo di competenza si perde e non ha un ruolo sufficientemente tutelato”.
Il responsabile del Dicastero ha poi denunciato l’uso spesso facile ed eccessivo del ricorso da parte della pubblica amministrazione all’assegnazione diretta dei lavori, affermando che occorrerà trovare un giusto equilibrio che garantisca una corsia privilegiata a tutela dei beni culturali e della categoria specialistica dei restauratori, nel rispetto dell’economicità dei lavori appaltati dallo Stato.
Per Restauratori Senza Frontiere
Marina Maugeri – Restauratrice di Beni Culturali, membro del Comitato Direttivo di RSFItalia
Link – Testo integrale della domanda che RSF ha posto al Ministro Alberto Bonisoli