Come i medici e i giornalisti, un piccolo esercito di volontari interviene in caso di emergenza, per salvare le opere d’arte e gli edifici. Come nelle zone del terremoto
Di Roberta Scorranese – Corrire.it – 31 gennaio 2017
La Basilica di San Benedetto di Norcia che crolla sotto la spinta violenta delle scosse, nello scorso ottobre (leggi l’articolo sfiorando l’icona blu), ce l’abbiamo davanti agli occhi. E altrettanto ricorrente è la domanda: come si ricostruirà tutto questo? Qual è la chiave giusta per riportare alla vita monumenti, chiese, opere d’arte di vario tipo che i frequenti terremoti degli ultimi tempi hanno danneggiato? Una delle risposte arriva da un gruppo di restauratori che, proprio in questi giorni, ha raggiunto Norcia.
Scavando tra le macerie
Ma si tratta di restauratori un po’ particolari: insieme alla Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco, ci hanno letteralmente messo le mani e hanno cominciato a scavare tra le macerie. Per recuperare quei pezzi preziosi di facciata, quegli spigoli, quei resti della straordinaria architettura (il cui impianto attuale risale al XIII secolo) del centro Italia che permetteranno, un domani, di riportare la Basilica alle condizioni originarie. Ma sono particolari anche perché si tratta dei Restauratori Senza Frontiere, un gruppo di specialisti dell’emergenza che si attiva in caso di estrema necessità, portando aiuto (e competenza) nei luoghi colpiti da calamità come, appunto, il terremoto dell’Italia centrale (leggi il punto sugli eventi sismici sfiorando l’icona blu più sotto)
Tre anni di impegno e la «mappa degli esperti»
«Dopo tre anni dalla nostra nascita, siamo intervenuti in una situazione di bisogno, cosa che ci riempie di orgoglio», dice Alessandra Morelli, vice presidente dell’associazione che, come i Medici e i Giornalisti, è, appunto «Senza Frontiere» e opera in termini di volontariato, ma soltanto laddove c’è l’emergenza. Funziona così: sul sito di restauratori senza frontiere (per accedere, sfiorate l’icona blu più in basso) gli specialisti del restauro si possono iscrivere (mettendoci la faccia con una foto e le competenze, ben specificate) come soci o come semplici simpatizzanti. «Si viene così a creare — dice Morelli — una mappa degli esperti, i quali possono essere contattati e attivati dall’associazione in caso di bisogno in posti vicini a quelli dove loro si trovano».
Tre anni di impegno e la «mappa degli esperti»
«Dopo tre anni dalla nostra nascita, siamo intervenuti in una situazione di bisogno, cosa che ci riempie di orgoglio», dice Alessandra Morelli, vice presidente dell’associazione che, come i Medici e i Giornalisti, è, appunto «Senza Frontiere» e opera in termini di volontariato, ma soltanto laddove c’è l’emergenza. Funziona così: sul sito di restauratori senza frontiere (per accedere, sfiorate l’icona blu più in basso) gli specialisti del restauro si possono iscrivere (mettendoci la faccia con una foto e le competenze, ben specificate) come soci o come semplici simpatizzanti. «Si viene così a creare — dice Morelli — una mappa degli esperti, i quali possono essere contattati e attivati dall’associazione in caso di bisogno in posti vicini a quelli dove loro si trovano».
La catalogazione immediata base per la ricostruzione
Nel caso di Norcia, i RSF non si sono limitati a recuperare i pezzi più preziosi, separandoli da quelli che sono ormai irrecuperabili. «Abbiamo provveduto — continua la vice presidente — alla loro catalogazione e al deposito, prendendoci cura di quelle parti, per esempio la pietra calcarea, che costituiscono la base per una corretta ricostruzione». Non solo. La Soprintendenza dei beni artistici e culturali delle Marche ha contattato l’associazione e richiede un intervento per valutare lo stato e per studiare quei frammenti che si sono salvati dai recenti, fortissimi, sismi. «È importante sottolineare che l’attività di volontariato si limita alle situazioni d’emergenza — dice Morelli — perché, altrimenti, RSF fa anche altre cose. Per esempio, stiamo collaborando con Alinari (il celebre e storico studio fotografico di Firenze, ndr) in un progetto di restauro e digitalizzazione di 45 negativi su lastra di vetro di grandissimo formato, realizzati tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Provvediamo alla comunicazione, alla raccolta di fondi e alla consulenza».
Il crocifisso di San Giorgio Martire
Poi c’è il caso del Crocifisso (foto) di Petrella Tifernina, Comune in provincia di Campobasso. «Si tratta — spiega Morelli — di uno splendido Crocifisso ligneo della bellissima Chiesa romanica di San Giorgio Martire. Appartenente alla Diocesi di Campobasso, fu oggetto circa 15 anni fa di un intervento di manutenzione inadeguato, che lo restituì con l’incarnato ricoperto da uno strato di gesso con pigmento acrilico rosa confetto. Nel 2015, alcuni membri della comunità di Petrella contattarono RSF per chiedere aiuto, per avere la possibilità di capire e ritrovare le superfici originali del Crocifisso, del quale non si conosceva neanche l’epoca della sua realizzazione» .
Radiografie, indagini a fluorescenza ed endoscopie
I Restauratori Senza Frontiere hanno condotto indagini endoscopiche, radiografiche, indagine alla fluorescenza x, sezioni stratigrafiche e l’esame al Radiocarbonio. Quest’ultimo ha restituito un gran risultato: la datazione della scultura è riconducibile ad un’epoca che va dal 1475 al 1550. Così RSF ha aiutato il Comune molisano a riappropriarsi di un’opera d’arte che altrimenti — forse — sarebbe rimasta così, rosa confetto, dimenticata. Ma attenzione: il volontariato va bene se si applica a situazioni limite. «Il valore del restauratore oggi — conclude Morelli — deve essere riconsiderato e le sue competenze riconosciute. Il nostro Paese vive di edifici storici e di monumenti».
Foto di copertina – Lo Staff di RSF Italia in missione a Norcia il 12 gennaio 2016 (da sinistra, Il Presidente di RSF Paolo Pastorello, il Vice Presidente di RSF Alessandra Morelli, il Segretario di RSF Marina Maugeri).