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Terremoto, la burocrazia sui controlli Così crollano le nostre chiese – di Sergio Rizzo

Gli ingegneri: «È un sistema lento, inefficiente e inadeguato»

Dice Guido Castelli: «Il terremoto di domenica scorsa ha gravemente lesionato la nostra duecentesca chiesa di San Francesco e solo giovedì ho avuto l’autorizzazione a metterla in sicurezza. Ma lo sanno che con uno sciame sismico cinque giorni sono un’eternità?». Il sindaco di Ascoli Piceno porta l’esempio di Montegallo, un centro di 597 abitanti a 30 chilometri di distanza, dove «è venuta giù la chiesa di Santa Maria in Pantano che aveva subito più di dieci sopralluoghi dei tecnici Mibact, i quali si interrogavano circa le modalità più idonee per puntellarla. Fino al patatrac!».

La delibera in «burocratese»

Non smetteremo mai di ringraziare i tecnici e i funzionari del ministero dei Beni culturali per l’abnegazione dimostrata in questo drammatico frangente. Ma è impossibile ignorare il lamento di Castelli e di tanti suoi colleghi sindaci. Dunque è d’obbligo la domanda se non sia proprio la burocrazia, con in più la moltiplicazione delle strutture, a rallentare il lavoro dei bravi esperti ministeriali, dando involontariamente una mano al terremoto. E la risposta è, come sempre, nelle carte. Una, in particolare. È la delibera con cui, il 21 settembre scorso, la segretaria generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia, in veste di «Soggetto attuatore degli interventi per la messa in sicurezza dei beni culturali mobili e immobili», detta proprio quelle disposizioni: uno slalom con una ventina di paletti. Per gli interventi su beni tutelati non «finalizzati alla pubblica incolumità sono previsti innanzitutto sopralluoghi di primo livello, condotti da Unità di crisi regionali. Quindi le medesime Unità definiscono le priorità nella programmazione dei sopralluoghi di 2° livello anche in base agli esiti speditivi di 1° livello e previa verifica di eventuale sequestro del bene…». Fermo restando «il programma settimanale dei sopralluoghi» con strutturisti esperti da richiedere «il mercoledì della settimana precedente attraverso il modulo in allegato 1» cosicché il venerdì seguente il ministero possa comunicare alle suddette Unità «i nominativi degli esperti strutturisti che

La «metodologia di individuazione dei costi parametrici»

Precisazione: «La scheda del rilievo del danno di 2° livello viene compilata anche in caso di interventi urgenti…». E se «per le chiese viene compilata la parte della scheda relativa all’agibilità», per i palazzi «l’agibilità viene definita con sopralluogo separato utilizzando la scheda AeDES». Siamo alla fine, penserete. Macché. Qui comincia la processione di carte al «Soggetto attuatore» che «avvia immediatamente un gruppo di lavoro unificato per l’affinamento della metodologia di individuazione dei costi parametrici unitaria per le quattro regioni». Al Soggetto attuatore devono pervenire anche gli elenchi delle priorità stabilite dalle Unità di crisi, al fine di definire un ordine di priorità «complessivo» che va poi rigirato alle Unità. Le quali «procedono alla progettazione degli interventi, con il supporto dei Vigili del fuoco…».

La protesta degli ingegneri: «Non ci presteremo più»

Antonio Borri, coordinatore di una squadra di ingegneri strutturisti che per due mesi ha fatto sopralluoghi in quasi tutte le chiese della Valnerina, scrive su emergenzacultura.org dopo aver lodato il lavoro di donne e uomini dei Beni culturali: «Colpisce la lentezza e farraginosità del processo decisionale del ministero con rallentamenti, sovrapposizioni, rimbalzi e stasi inaccettabili. Non si capisce come mai, dopo una serie continua di eventi distruttivi, il Mibact non abbia ancora messo a punto come invece ha fatto la Protezione civile una macchina operativa efficiente e snella. Posso dire che mai, nel futuro, ci presteremo ancora a supportare filiere così inefficienti e inadeguate».

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