Calice delle Arti Liberali, sec. XIV-XVI
Descrizione:
Calice delle arti liberali Sec. XIV –XVIMateriali: oricalco, rame, smalti, avorio e legno
Tecniche: tornitura, intaglio, incisione, smaltatura.
Il calice delle arti liberali nasce probabilmente come oggetto di uso profano impiegato come contenitore munito di coperchio, (sono molto evidenti i punti di usura sul bordo superiore della coppa eburnea).
Coppa
La coppa eburnea troncoconica è caratterizzata da 10 nicchie dentro le quali sono state raffigurate ad altorilievo le 7 arti liberali più la medicina.
E’ stata realizzata tramite tornitura, seguita da intaglio manuale per creare le 10 scanalature e gli altorilievi. Alla base è possibile notare, una volta rimosso il sottocoppa in metallo dorato, la minuziosa perizia esecutiva che, tramite l’ausilio del tornio, l’artefice è stato in grado di realizzare, riducendo la parete in avorio ad un anello perfettamente regolare e completato da un rilievo con spessore a scalare e da una lieve scanalatura a mezzo tondo. Tale scanalatura suggerisce la possibilità che si potesse innestare un supporto ad incastro, realizzato anch'esso in avorio e avente la parte centrale piena, così da chiudere il fondo della coppa, che presenta una cavità del diametro di mm 44-45. Attualmente al centro della cavità vi è incastrato un tappo in legno, che presenta un avvallamento verso il centro con evidenti segni di intaglio; tale tappo è coperto da un disco metallico in lega di rame, martellato,e il perimetro limato in modo obliquo a 45° verso l’interno, al quale è stato saldato a stagno il perno di sostegno costituito da un tubo leggermente conico, bloccato da un chiodo in ferro inserito orizzontalmente; la parte più stretta del perno termina con una barretta metallica saldata e filettata.
La coppa eburnea presenta una discreta fenditura che partendo dalla metà della nicchia “Grammatica” scende fino al fondo tornito coinvolgendo anche il tappo di legno che potrebbe esserne la causa, avendo subito variazioni di volume dovute essenzialmente all’absorbimento di umidità. Esternamente, oltre ai depositi di particellato si notano macchie di colore giallo-arancio molto diffuse dovute alla presenza massiccia di colla di pesce, utilizzata probabilmente in un recente passato per ottenere un calco del manufatto.
La superficie all’ interno è caratterizzata da striature verticali piuttosto fitte dovute a deposito di particellato atmosferico e presenta una singolare ombreggiatura irregolare, che oscilla tra i 33 mm e i 24 mm dal bordo: questa irregolarità è probabilmente dovuta ad una sostanza solida, che sia stata conservata per un periodo più o meno prolungato all’ interno della coppa, evidentemente posizionata in modo non perfettamente verticale o più semplicemente il contenuto era maggiormente voluminoso da un lato rispetto a quello opposto (la tazza non avrebbe potuto contenere del liquido: Il tappo in legno e il disco metallico non evitano alle sostanze liquide di filtrare verso la base del calice, essendo per di più non aderenti. Tale teoria è supportata dalla presenza di colla di pesce, all’ interno della cavità della tazza).
La stessa ombreggiatura è riscontrabile all’ interno della Copa de las Artes del Museo Galdiano di Madrid, dove è conservato un manufatto eburneo con le medesime caratteristiche.
Sottocoppa
Al di sotto della coppa troviamo il sottocoppa in lega di rame cesellato e dorato ad amalgama, di fattura più recente più grossolana del resto del piede e del nodo. L’interno del sottocoppa era parzialmente riempito da colla animale, utilizzata per il fissaggio dei due elementi, dato che la scanalatura realizzata al tornio sull’ avorio non trova corrispondenza sul sottocoppa.
Nodo
Il nodo posizionato al di sotto del sottocoppa e della gola è composto da due mezze sfere in lamina di oricalco, unite tra loro con saldatura ad argento, completate da sei castoni, quattro dei quali contengono gli smalti raffiguranti San Gregorio Magno, Sant’ Agostino, San Gerolamo e un stemma con merli; nel quinto è rimasta soltanto la cera lacca rossa che tratteneva i due smalti perduti, l’ultimo è vuoto.
Sui quattro castoni contenenti gli smalti la superficie metallica è completamente modificata dalla presenza di efflorescenze saline stabili molto aderenti di colore verde scuro e instabili di colore verde azzurro ed in conseguenza è completamente sparita la doratura, mentre sui castoni dove gli smalti sono mancanti troviamo uno stato di conservazione decisamente migliore.
Il castone che ha conservato parzialmente la cera lacca ha una leggera deformazione, mentre quello che ne è privo è in buone condizioni.
La differenza di conservazione dei 6 castoni è dovuta là dove ci sono gli smalti al supporto in lamina di rame che, a contatto con il castone di lega metallica diversa e il contributo di particelle acquose, ha scatenato l’effetto pila, causando la degenerazione della superficie metallica; lo stesso fenomeno si è presentato anche in prossimità degli smalti del piede esalobato.
Piede esalobato in oricalco modellato a martello, inciso a bulino e dorato ad amalgama.)
La galleria realizzata a notte alla base del piede è stato realizzato con una striscia in metallo con spessore di 1 mm, precedentemente battuta su una matrice in acciaio per realizzarne i motivi decorativi, scanalata nei punti di piegatura e successivamente saldata alla parte superiore del piede e alla lamina inferiore che funge da base. La stessa striscia è stata utilizzata per realizzare le tre gole.
Il corpo del piede è stato ricavato da un disco in lamina reso conico tramite martellatura spianando poi le sei specchiature agendo sul diritto tramite ferro pianatore e riprendendo gli spigoli dall ’interno con ferro profilatore.
Tre specchiature del piede sono ornate da placchette di rame smaltato applicate probabilmente con stagno, alternate ad altre tre con decorazioni a foglie d’acanto incise a bulino.
Il gambo di sostegno e di congiunzione interno è in lamina di rame di 6/10 di spessore, piegata a sezione esagonale, saldata con argento su incastro a coda di rondine e saldato al piede tramite stagnatura. La sua lunghezza è di mm 50.
Il piede e il nodo risultano essere stati prodotti nella medesima bottega e con la stessa lega metallica; gli smalti sembrano essere pertinenti al manufatto, poiché le linee incise a raggi corrispondono esattamente al profilo degli stessi. Le incisioni sono state quindi predisposte e dorate prima del fissaggio delle placchette smaltate.
Due delle tre placchette fuoriescono dalla linea di demarcazione per poco più di 1 mm, ciò è dovuto probabilmente alla difficoltà di eseguire una saldatura a stagno con materiali così fragili e delicati come gli smalti.
La terza invece è perfettamente collocata. Probabilmente il nodo, le tre gole e il piede appartenevano ad un altro oggetto, un ostensorio, un reliquiario, una pisside o un calice, avente un gambo a sezione esagonale fissato alla parte superiore da noi sconosciuta.
Quindi il gambo di sostegno in rame è servito all’ orafo che si occupò del calice nel 1570 per adattare la coppa eburnea convertita in un calice, ma inutilizzabile come tale per i motivi descritti precedentemente. In questo stesso momento è stato aggiunto anche il perno di sostegno alla coppa eburnea, come è riscontrabile nella comparazione dei segni lasciati dallo strumento utilizzato per l’eliminazione dello stagno in eccesso presente sui due componenti.
Il sottocoppa, il disco metallico e il perno conico sono della medesima lega di rame, tendente al rosso, verdastra invece la lega del piede, delle tre gole e del nodo.
Anche per quanto riguarda le dorature si nota una notevole differenza cromatica.
Intervento di restauro
Il manufatto è stato smontato in tutte le sue parti, soltanto il tappo in legno è stato lasciato nella sede per evitare eventuali rischi di fratture.
Immediatamente dopo lo smontaggio alla base d’avorio tornita è stato applicato un filo in oro a lega 750/000 necessario ad evitare l’allargamento della fessura preesistente, dato che il sottocoppa era incollato mediante colla animale alla coppa eburnea, facendo da contenimento.
Tramite soluzione alifatica 3A, acetone ammoniaca e acqua deionizzata, e l’ausilio di cotone, stecche di legno e un bisturi in ebano sono stati rimossi i depositi superficiali di particellato atmosferico facilmente rimovibili e con molta difficoltà i residui di colla di pesce utilizzata per produrre i calchi, particolarmente aderente, cristallizzata e insinuata in ogni piccola sottosquadra foro e fessurazioni.
Per quanto riguarda il sottocoppa è stato trattato in bagni di Sali di rochelle per l’eliminazione delle efflorescenze saline.
Il rimanente è stato trattato con ablazione a laser.
Lo stucco di contorno agli smalti del nodo è stato rimosso poiché tratteneva le efflorescenze saline aderenti alla parete del castone.
Immagini lavoro:
Categoria del bene:
Collocazione
Conservato all'internoMateriali trattati in questo lavoro
Metalli e OreficerieCommittenza
- Tipologia di committente: Ente privato
- Nome committente: Intesa san Paolo, Torino
- Direttore dei Lavori: dr.ssa Emanuela Daffra
Rapporto di lavoro
- Tipologia rapporto di lavoro: Ditta/impresa individuale
Ruolo svolto
Geolocalizzazione:
Link utili
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