RSF a Damasco porta conforto con il Restauro Italiano
La Siria in questo momento è una delle zone più delicate del mondo, anche per questo RSF non poteva rimanere indifferente ad una richiesta di collaborazione arrivata da ATS pro Terra Sancta, per salvaguardare opere d’arte colpite dalla guerra.
ATS Pro Terra Sancta ha creduto che recuperare e restaurare beni culturali in questo momento fosse di primaria importanza, nella consapevolezza che senza un passato sia impossibile ricostruire un futuro. Questa visione ovviamente non poteva che essere condivisa dalla nostra Associazione.
RSF Protezione Civile Emergenza Beni Culturali il 10 gennaio scorso ha fatto partire per Damasco una squadra di tre restauratori, per valutare la possibilità reale di programmare interventi futuri.
Il centro del nostro interesse è stato il Monastero Francescano di Damasco. Questa prima missione dallo scopo conoscitivo, aveva il fine di valutare la possibilità di intraprendere progetti sia su opere mobili che sulla Chiesa del Convento. Abbiamo eseguito test di varia natura, puliture e consolidamenti su opere lignee di fine seicento, di fattura italiana e su dipinti su tela settecenteschi di fattura spagnola, abbiamo valutato la reperibilità di materiali in loco ed eseguito una prima valutazione dello stato conservativo della chiesa per intraprendere un progetto di restauro.
Coscienti dei rischi che si corrono in una zona di guerra, ci siamo affidati alle informazioni provenienti da nostri contatti locali e siamo quindi partiti per Damasco, Città vecchia quartiere di Bab Touma. Per raggiungere la Siria è stato scelto il confine terrestre Libanese e poiché l’aeroporto di Damasco è ancora chiuso, siamo atterrati a Beirut per ripartire il mattino seguente per Damasco che dista circa 100 chilometri. Abbiamo affrontato questo percorso in macchina, le soste alle frontiere e i controlli allungano di molto i tempi di percorrenza , ma grazie ad un autista fantastico, unico, un vero personaggio, ed alla compagnia del nostro ospite Fra Bahjat, il viaggio è stato molto gradevole.
Non vi nascondiamo che prima della partenza vi fossero forti dubbi sul riuscire ad organizzare o meno un progetto in loco e, più in generale, sul riuscire ad intraprendere il viaggio. A due giorni dalla nostra partenza infatti, l’edificio che ci avrebbe dovuto ospitare è stato colpito da un colpo di mortaio, ma oggi dopo aver passato 12 giorni a Bab Touma possiamo dire di non aver avuto la sensazione di correre particolari rischi, considerando sempre le caratteristiche della zona in cui ci trovavamo, il fronte delle lotte, che si trovava a 5 chilometri dalla nostra residenza. Nonostante ciò infatti, vivere il quotidiano con queste persone, condividere con loro la realtà che ogni giorno si trovano ad affrontare, ma soprattutto vedere l’ interesse che il nostro lavoro ha suscitato, come da anni non ci capitava di vedere, ma più di ogni altra cosa aver contribuito seppure in maniera marginale ad offrire loro la sensazione di una vita normale, ha cancellato i dubbi ed i timori iniziali.
Alla luce di questa esperienza RSF ha deciso di intraprendere, in collaborazione con ATS Pro terra Sancta, una serie di progetti, oggi in via di valutazione.
Siamo coscienti che la responsabilità sarà grande, ma chi conosce RSF sa che tra i soci vi sono professionisti che si occupano di restauro in emergenza da molti anni, che con tanti colleghi hanno affrontato alluvioni, terremoti, e scenari di guerra, accumulando una lunga esperienza all’estero. Nonostante questo bagaglio dobbiamo ammettere che la missione a Damasco è stata particolarmente significativa non solo a livello professionale ma anche e soprattutto a livello personale ed umano, Damasco conserva da sola una grande pagina di storia dell’umanità. Ma ciò che ha conquistato particolarmente i membri della missione è stata la popolazione siriana, devastata da 7 anni di guerra non ha perso la gentilezza, la cortesia, l’orgoglio e soprattutto la speranza.
Tirando le somme di questa esperienza, quello che ci rimane della missione è un grande coinvolgimento a livello umano, aver avuto modo di partecipare alla vita di una comunità offrendo alle persone la possibilità di ritrovare qualche ora di serenità e normalità, attraverso l’osservazione e la partecipazione emotiva ad un intervento di conservazione, ma soprattutto aver conosciuto il coraggio di due veri eroi , Fra Bahjat e Fra Antonio, che nonostante le difficoltà ed il rischio di vita non hanno mai lasciato la loro comunità, che tra i loro mille impegni sono riusciti a regalarci una ospitalità fraterna.
Roma 3 febbraio 2018
Pietro Coronas – Presidente di RSF Protezione Civile Emergenza Beni Culturali
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