Laura Mora ci ha lasciato – di Paolo Pastorello
Di Paolo Pastorello – Presidente di RSF Italia, Roma 30 maggio 2015
Laura Mora ci ha lasciato. A migliaia, nel mondo, sentiranno la sua mancanza, consapevoli che la sua scomparsa segna la fine di un’era. Molti la piangeranno, come me, ripensando all’insostituibile insegnamento ricevuto, consapevoli di quanto il ruolo svolto da lei, insieme all’amato Paolo (Paolino, come amava chiamarlo Laura), sia stato unico e irripetibile nella costruzione di quell’immagine di eccellenza del Restauro Italiano nel mondo, fatta di vera sostanza, modello acclamato e ambito ovunque. Chi ha avuto la fortuna di incontrare la Signora Mora, vera Signora del restauro moderno, autentica maestra nel ridare al bello la bellezza, nel riportare l’ordine nel disordine porgendo agli altri le tracce delle sue intuizioni geniali, senza fatica, nella certezza di incamminarsi sulla strada maestra, e di lavorare al suo fianco, conserva i segni profondi e indelebili di un’iniziazione magistrale, quasi sciamanica. Avere chiare le idee sul restauro moderno, condensato nelle mirabili e complesse pagine di Cesare Brandi, ambito intricato e spinoso, non era allora, come non è oggi, cosa né facile né scontata. Negli infaticabili quarant’anni passati al servizio dell’Istituto Centrale del Restauro, Laura e Paolo Mora, al fianco di Giovanni Urbani, hanno realizzato innumerevoli fondamentali ricerche e interventi straordinari, formando schiere di restauratori entusiasti, che hanno abbracciato la professione con abnegazione, continuando a diffondere quel modello di colta dedizione e impegno necessario per intraprendere il restauro di opere al cospetto delle quali ci si sente sempre un po’ inadeguati. Laura ci diceva sempre che il corso all’ICR, duro e faticoso, non era semplicemente una scuola, ma “scuola di vita” e come tale noi, grazie a lei, l’abbiamo vissuto, portando nella professione questa convinzione, che nulla è più importante dell’opera che riceviamo in cura. Laura Mora, vera e prima tra i Restauratori Senza Frontiere, era conosciuta e amata in tutto il mondo, un mondo al quale aveva contribuito da grande protagonista, dando un esempio unico e costruendo l’immagine moderna del Restauratore di Beni Culturali, fulcro del processo al contempo scientifico, tecnico e creativo della conservazione, disciplina rispettosa di tutte le culture e dunque esportabile in tutti i paesi .
Il mondo da cui si è dipartita Laura è oggi molto diverso dalla grande visone sognata e realizzata da lei con Paolo Mora e Giovanni Urbani. Molti dei traguardi raggiunti con tanto sacrificio e perspicacia sono oggi in serio pericolo. Gli obiettivi appaiono ormai offuscati da logiche di potere, interessi economici e politiche avverse ai Beni Culturali, rendendo il nostro campo terra di conquista. Tutta la raffinata cultura che aveva permesso al Restauro Italiano di affermarsi nel mondo è oggi avversata e considerata ingombrante e fastidiosa, proprio in Italia.
Maestra nel riconoscere, rispettare e presentare ciò che di più autentico ci è stato tramandato dagli antichi maestri attraverso le loro opere d’arte, da Piero della Francesca a Giotto, da Tiziano a Cimabue, da Mantegna a Nefertari, Laura lascia nei nostri cuori il senso inalienabile della dignità della nostra professione, la consapevolezza di essere i tutelari di beni di inestimabile valore, non tanto in termini economici ma come espressione della ricchezza e della profondità dell’animo umano. Quella profondità di spirito che era l’essenza di Laura Mora, che non dimenticheremo mai per il suo immenso contributo, la fiducia che ha dato a tutto il mondo del restauro, la consapevolezza dell’importanza di quello che si stava facendo, l’insostituibilità della figura del Restauratore in Italia e nel mondo.
Paolo Pastorello
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